Science and technology have clearly transformed human civilization and will continue to do so in the future. In reviewing the advances that have brought us to where we are, an exciting reality has come into focus for me—the future is now. We are already living in the future, one that exceeds the exuberant imaginations of past futurists in many ways.
Nel luglio 2020 la Wayfair, azienda di mobili con sede a Boston, era stata scoperta con le mani nel sacco. Guardando il catalogo on line ad alcuni era parso strano che certi armadi avessero nomi di persona. Nomi inusuali per giunta: Aanya, Anabel, Samiya. Inoltre gli articoli sembravano davvero troppo costosi, dai diecimila dollari in su. Doveva esserci sotto qualcosa. Forse quegli annunci… erano inserzioni per vendere bambini!
L’intelligenza collettiva si era messa al lavoro.
Grazie alle ricerche erano spuntate notizie di minori scomparsi che avevano proprio quei nomi. Dunque era vero, non si trattava di armadi: la cifra indicata era il prezzo del minore in vendita. Ad esempio l’armadio Samiyah, che costava dodicimila dollari, era in realtà Samiyah Mumin, adolescente scomparsa in Ohio nel maggio 2019.
Solo che Samiyah non era scomparsa. Si era allontanata da casa per soli quattro giorni. Inferocita, la ragazza aveva pubblicato un video in cui ridicolizzava le scoperte degli improvvisati detective. Ma chi poteva escludere che anche l’invettiva fosse parte del piano? Forse, in caso di sospetti, la Wayfair aveva pronte false testimonianze estorte ai minori prigionieri.
Quanto al prezzo alto, un portavoce dell’azienda aveva spiegato all’agenzia Reuters che quelli erano armadi da stoccaggio, articoli di grandi dimensioni progettati per aziende, più costosi dei comuni mobili domestici. Ma era difficile accontentarsi di una simile spiegazione, non si poteva chiudere gli occhi davanti a un traffico tanto schifoso.
Qual è il rischio di cancro associato ai tramezzini al bacon?
Sono ben noti i titoloni sensazionali che sbandierano l’aumento del rischio di eventi spaventosi in seguito a qualcosa di banale: io li chiamo articoli del tipo “I gatti provocano il cancro”. Per esempio, a novembre del 2015 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS (IARC, International Agency for Research in Cancer) ha annunciato che la carne lavorata rientra nel “gruppo I delle sostanze cancerogene”, la stessa categoria delle sigarette e dell’amianto. La conseguenza inevitabile sono stati titoli allarmanti come quello del «Daily Record», che sosteneva: Secondo gli esperti, il bacon, il prosciutto e le salsicce provocano il cancro quanto le sigarette.
L’IARC ha tentato di calmare le acque, sottolineando che la classificazione nel gruppo I corrispondeva alla certezza di un aumento del rischio di cancro, ma non diceva nulla sull’entità reale del rischio. Più avanti nel comunicato stampa, l’IARC precisava che 50 g giornalieri di carne lavorata erano associati a un aumento del 18% nel rischio di tumore del colon-retto. Sembra preoccupante, ma dobbiamo veramente preoccuparci?
La cifra del 18% è detta rischio relativo, perché rappresenta l’aumento del rischio di tumore del colon-retto tra un gruppo di persone che mangiano 50 g di carne lavorata al giorno, per esempio un tramezzino con due fette di bacon, e un gruppo di persone che non la mangiano. I commentatori statistici hanno preso questo rischio relativo e l’hanno riformulato in una variazione del rischio assoluto, corrispondente alla modifica nelle percentuali reali di ciascun gruppo per cui si prevede l’evento negativo.
Hanno concluso che, in condizioni normali, ci si aspetta che si ammalino di tumore del colon-retto nel corso della vita circa 6 persone su 100 che non mangiano bacon. Se 100 persone simili mangiassero un tramezzino al bacon per ogni giorno della vita, secondo il rapporto della IARC ci aspettiamo che i casi di tumore del colon-retto aumentino del 18%, il che corrisponde a un aumento da 6 a 7 casi su 100. Si tratta cioè di un caso in più di tumore del colon-retto fra tutti quei 100 mangiatori di bacon a vita; non sembra tanto impressionante come il rischio relativo (un aumento del 18%), e può contribuire a ridimensionarlo. Bisogna distinguere i pericoli veri e propri da ciò che si limita a sembrare spaventoso.
L’esempio del tramezzino al bacon illustra il vantaggio di comunicare i rischi usando le frequenze attese. Invece di fornire le percentuali o le probabilità, ci limitiamo a chiedere: “Quali sono le conseguenze per 100 persone (o 1000)?”
Studi psicologici hanno mostrato che questa tecnica migliora la comprensione da parte del pubblico: anzi, comunicare solo che aggiungendo il consumo di bacon si riscontrava un “aumento del rischio pari a 18%” può essere considerato una manipolazione, perché sappiamo che in questi termini si ingigantisce la rilevanza del rischio. La figura 1.4 usa gli ideogrammi per rappresentare direttamente le frequenze attese del tumore del colon-retto in 100 persone.
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