Cultura per tutte e tutti: #culturainticino 2022

Cultura per tutte e tutti: #culturainticino 2022

Capita ancora di sentire o di leggere che la cultura è per pochi, che si tratta di un settore distante, impersonale, elitista. Ma è una percezione profondamente errata: tutti, in un modo o nell'altro, consumano e partecipano a pratiche culturali: chi al cinema, chi ballando, chi leggendo, andando a teatro, visitando un museo, partecipando a un evento.

Le possibilità sono quasi infinite e si declinano in innumerevoli rivoli. Tra queste troviamo con sempre maggiore frequenza attività che di primo acchito non sembrerebbero culturali, come i videogames e le attività legate alle industrie creative, a dimostrazione di quanto dinamico sia il tessuto culturale che ci coinvolge.

Risulta difficile in tal senso circoscrivere le pratiche culturali a insiemi definiti. Se riprendiamo quanto proposto nel Rapporto finale della conferenza internazionale sulle politiche culturali organizzata dall’UNESCO a Città del Messico nel 1982, la prospettiva è ampia: “La cultura in senso lato può essere considerata come l’insieme degli aspetti spirituali, materiali, intellettuali ed emozionali unici nel loro genere che contraddistinguono una società o un gruppo sociale”. Il testo evidenzia come non siamo in presenza di insiemi canonici come l’arte o la letteratura, ma anche modi di vita, sistemi di valori, tradizioni e credenze.

In questo contesto liquido, per riprendere il fortunato termine proposto dal sociologo Zygmunt Bauman, com’è possibile circoscrivere efficacemente l’area d’indagine dell’Osservatorio culturale? Una risposta, seppur parziale e incompleta, ci viene fornita dal contesto amministrativo dove si colloca il servizio e in particolare dalle leggi che lo regolano. Da questo punto di vista la Legge sul sostegno alla cultura del 16 dicembre 2013 ci dice che la cultura “è l’espressione e la condivisione delle peculiarità spirituali, materiali, intellettuali ed emozionali di una società o di un gruppo sociale” e come tale costituisce un fattore essenziale nei processi educativi, nella coesione sociale e nello sviluppo economico.

I numeri riportati in questo rapporto permettono di delineare un paesaggio ricco ed eterogeneo che fa ben capire quante attività siano presenti in questa filiera, e soprattutto quanto siano diffuse e presenti nel tessuto sociale e concretamente nel nostro vissuto quotidiano. Per creare un quadro sempre più completo, negli ultimi anni sono state valutate e integrate un numero crescente di fonti: il rapporto per l’anno di riferimento 2015 dell’OC contava infatti 2 fonti primarie utilizzate per tratteggiare il paesaggio culturale cantonale. Nel rapporto 2022 queste sono salite a una cinquantina, primarie e secondarie, un’articolazione tanto più benvenuta alla luce della complessità e dell’eterogeneità del settore. Come accennato nelle edizioni precedenti, lo scopo è quello di proporre un approccio equilibrato, che ci consenta di rilevare le informazioni rilevanti, evitando una raccolta indiscriminata di dati e cifre che rischierebbero, se mi permettete di parafrasare Marshall McLuhan (La sposa meccanica), di trasformare il pubblico in un “numero bombardato da numeri”.

Roland Hochstrasser, Capo Ufficio dell’analisi e del patrimonio culturale digitale (UAPCD)