Il mondo cambia, lo ha sempre fatto, con o senza gli interventi antropici. La novità di questi ultimi anni sta nella frequenza, nell’intensità, in quei cosiddetti balzi – o cambiamenti dirompenti – che trasformano il tessuto socio-economico ad un ritmo sempre più serrato. A volte sono causati da tecnologie rivoluzionarie, a volte sono il risultato di una maturazione progressiva, che non attira l’attenzione dell’opinione pubblica fino al punto in cui queste diventano troppo rilevanti per passare inosservate. L'intelligenza artificiale (IA) è probabilmente uno di questi ultimi casi. Ignorata per alcuni decenni, oggi ha maturato il potenziale necessario per manifestare impatti significativi e crescenti sulle comunità umane negli anni a venire.
"Per conquistare il futuro, bisogna prima sognarlo" Blaise Pascal
Lo sviluppo moderno dell’IA è iniziato negli anni Cinquanta del Novecento, periodo durante il quale gli scienziati hanno iniziato a progettare macchine in grado di simulare l'intelligenza umana. Nei decenni seguenti la ricerca si è concentrata sulla logica simbolica, un approccio basato su regole e algoritmi per la manipolazione dei simboli. Negli anni Ottanta del Novecento lo sviluppo si è focalizzato sulle reti neurali artificiali (RNA), un approccio che si basa sul funzionamento dei neuroni nel cervello umano e che ha permesso di sviluppare algoritmi di apprendimento automatico (machine learning). Quest’ultimo processo, associato all'utilizzo di algoritmi come le reti neurali artificiali e gli alberi decisionali, ha permesso ai computer di apprendere dai dati e di migliorare le prestazioni in base all'esperienza. Dagli anni Duemila la ricerca ha portato la propria attenzione all'apprendimento profondo (deep learning), una tecnica che utilizza reti neurali artificiali organizzate su diversi livelli per l'apprendimento dei modelli.
Oggi le applicazioni sono numerose e sovente presenti discretamente nelle attività quotidiane, o a supporto delle stesse, come ad esempio il riconoscimento di immagini, l'elaborazione del linguaggio naturale, la traduzione automatica e i sistemi di raccomandazione.
Nel paesaggio mediatico due strumenti sono spesso citati quali prototipi delle nuove funzionalità: ChatGPT e Midjourney. Il primo è un modello di linguaggio basato sull'apprendimento automatico sviluppato da OpenAI (www.openai.com). La sua versione più conosciuta, GPT-3 (Generative Pre-trained Transformer), è stata rilasciata nell'estate del 2020. Il secondo strumento è un programma sviluppato dal laboratorio di ricerca indipendente Midjourney Inc. rilasciato per la prima volta nel febbraio del 2022 che consente di creare immagini da descrizioni testuali (www.midjourney.com).
Le possibili applicazioni di queste novità sono ampiamente argomentate nei media e hanno suscitato prese di posizione controverse sul loro utilizzo in ambito educativo e nell’ecosistema informativo. Nel testo che segue le funzionalità generative testuali e grafiche sono utilizzate congiuntamente per descrivere e rappresentare quella che potrebbe essere il paesaggio di una città del futuro, dilatando le principali tendenze della morfologia urbana in atto negli ultimi decenni. Evidentemente questo lavoro parte dal presupposto che vi sia continuità nelle tendenze e, come la storia insegna, non è questo un fatto scontato. È inoltre un processo qualitativo, soggettivo e orientato alla semplificazione. Ciò nondimeno permette di far affiorare temi significativi legati alle politiche urbane, e li rappresenta graficamente in modo originale, fornendo alcuni scorci sui possibili futuri del paesaggio urbano.
Le velleità previsionali, d’altronde, sono da sempre presenti nella mente umana. Basti pensare ai grandi autori della fantascienza come Isaac Asimov, che ha scritto una saga d’eccellenza proprio su questo tema, il Ciclo delle Fondazioni. Il protagonista dei primi volumi, il matematico Hari Seldon è il fondatore di una nuova scienza, la psicostoria, un modello statistico in grado di prevedere esattamente lo sviluppo della società umana: Il singolo individuo si comporta in maniera imprevedibile, ma Seldon scoprì che le reazioni delle masse potevano essere studiate statisticamente. Più grande era la massa, tanto più precise risultavano le previsioni. E la massa umana su cui si basava Seldon era tutta la popolazione della galassia, che allora contava circa un trilione d’abitanti (Asimov, Isaac. 2006. Il ciclo delle Fondazioni. Milano: Mondadori).
Negli ultimi anni molti altri ricercatori, accademici e futuristi si sono cimentati con analisi e contributi in questo campo, che sembra aver trovato nuova linfa proprio grazie all’affermarsi dell’IA. Steven Novella, nel libro intitolato The Skeptics' Guide to the Future ripercorre magistralmente le fantasticherie sul futuro, evidenziando come queste proiezioni siano soprattutto il frutto di pregiudizi, ignoranza, speranze e paure del presente: The future is a wild fantasy. It’s feverishly concocted out of our hopes, fears, biases, ignorance, and imagination, saying far more about us than what is to come. Predictions of the future are really just reflections of the present. And that means we’re really bad at predicting what the future will bring (Novella, Steven. 2022. The Skeptics’ Guide to the Future. Hodder And Stoughton Ltd.).
L’autore americano rileva infine la dicotomia tra le visioni dei pessimisti e quelle degli ottimisti. Anche se gli ottimisti sono quelli che hanno individuato con maggiore frequenza le traiettorie tradottesi in realtà, i pessimisti sono quelli più ascoltati e presenti nei media. Nelle loro visioni troviamo società ridotte alla miseria, cataclismi naturali e nucleari, carestia e fame. Ma probabilmente anche questo è un aspetto culturale che richiama una certa resistenza al cambiamento: ipotizzare la fine della propria specie è di fatto più semplice che identificare i fattori multiformi che ne regolano lo sviluppo in sistemi sempre più complessi e interconnessi.
Il passato come chiave di lettura per proiettarsi nel futuro
Man mano che le nostre previsioni migliorano, perché includono più dati e tracciano più connessioni, ci rendiamo conto che anche i sistemi governati da leggi fisiche relativamente semplici possono essere così complessi da essere soggetti a questo tipo di concatenazioni e ad altri tipi di anormalità causali. In tal modo, stiamo migliorando le nostre previsioni e, al contempo, siamo portati a riconoscere quanto profondamente imprevedibile sia il nostro mondo.
Weinberger, David. 2020. Caos quotidiano: un nuovo mondo di possibilità. Torino: Codice Edizioni.
Figura #1: paesaggio della tipica città europea d’inizio Novecento (immagine elaborata con Midjourney)
Nell’ultimo secolo gli spazi urbani hanno subito trasformazioni radicali, uno dei riflessi di una società che si è evoluta rapidamente. Lo hanno fatto con metriche, ritmi, caratteristiche uniche, proprio perché ogni città è una realtà diversa. È comunque possibile isolare alcuni fattori che hanno accomunato le diverse traiettorie evolutive.
Uno dei principali mutamenti è stato l'aumento della popolazione urbana e la conseguente espansione delle città, che si sono articolate in nuovi quartieri e periferie popolari, residenziali, commerciali. Il metabolismo di questi spazi è fortemente dipendente dalla motorizzazione e dalle vie di comunicazione, che hanno avuto un impatto crescente sull’agglomerato e sulle strategie urbanistiche. Le città hanno dovuto adeguarsi alle esigenze dei veicoli, creando infrastrutture stradali, una rete di distribuzione di derivati del petrolio e aree di parcheggio.
Figura #2: paesaggio della tipica città europea degli anni Sessanta del Novecento (immagine elaborata con Midjourney)
L’espansione delle aree costruite ha portato progressivamente a una suddivisione in aree adibite a scopi specifici: finanziarie, residenziali, commerciali, industriali o ricreative. Ciò ha contribuito a limitare l'uso inappropriato del suolo, ovvero ha consentito di non sovrapporre funzionalità incompatibili, come ad esempio quelle industriali con altre di natura residenziale o turistico. La specializzazione funzionale, abbinata allo sviluppo diluito della città, ha richiesto un impegno crescente in termini di risorse per il tragitto casa-lavoro.
Negli ultimi decenni, le politiche territoriali si sono sviluppate articolando meglio i diversi elementi costitutivi, in particolare si sono focalizzate sulla rigenerazione urbana, che mira a trasformare e rinnovare le aree urbane in declino, introducendo anche il concetto di multifunzionalità. Ciò include la riconversione di vecchi edifici industriali e la creazione di parchi urbani ricavati dall’interramento delle vie di comunicazione.
Figura #3: Veduta aerea di una tipica città europea negli anni Settanta del Novecento (immagine elaborata con Midjourney)
Con l'aumento della consapevolezza sociale e ambientale, c'è stata una crescente attenzione alla sostenibilità urbana e all'integrazione di pratiche orientate a una gestione più efficiente delle risorse naturali, con politiche mirate anche ai delicati equilibri sociali che contraddistinguono l’ecosistema urbano. Ciò include la creazione di aree verdi, la promozione di edifici a basso consumo energetico, l'uso di fonti di energia rinnovabile, il miglioramento del trasporto pubblico e l’elaborazione di politiche partecipative a livello locale. Queste dinamiche sono anche il riflesso di un tessuto socio-demografico che nei decenni ha subito una trasformazione radicale, grazie all'aumento medio della formazione scolastica, la terziarizzazione, l'aumento del tempo libero e quello della speranza di vita.
Uno dei punti centrali nell’evoluzione degli agglomerati è la densificazione: grazie a questo processo è possibile mitigare la dipendenza dai veicoli e promuovere spazi misti in cui le cittadine e i cittadini vivono, lavorano e trascorrono il proprio tempo libero, evitando trasferimenti lunghi ed estenuanti. Gli spostamenti sono infatti sempre più frequenti, delimitati in principio non tanto dal fattore distanza, quanto piuttosto dal tempo di percorrenza. Malgrado l’interesse condiviso per avere una rete di trasporto efficiente e di prossimità, nel corso del tempo è cresciuta l’intolleranza nei confronti delle strutture che permettono di farlo, fatto che ha contribuito a una migrazione nel sottosuolo di queste reti. La densificazione consente di rendere più efficienti ed economici anche i servizi di distribuzione, spesso poco visibili, quali la rete per l’acqua potabile, l'elettricità, le fognature. Pure questi sono servizi orientati a sfruttare maggiormente il sottosuolo, con modalità ancora approssimative (reti disconnesse e incoerenti).
La trasformazione e la riqualifica degli agglomerati fa parte di una visione strategica che mira a sviluppare settori economici basati sulla conoscenza, come l'innovazione tecnologica, l'istruzione superiore e la ricerca. Questo processo ha lo scopo di attirare nuovi talenti e promuovere l'imprenditorialità, portando a una crescita economica e sociale sostenibile.
In questo contesto anche il concetto stesso di natura evolve, diventando sempre più integrato e meno dicotomico, legato a una visione romantica di spazio incontaminato contrapposto a quello antropico. Le aree naturali, agricole o urbane, costituiscono superfici interconnesse che tratteggiano paesaggi variati, una varietà che costituisce una condizione favorevole per la biodiversità. La natura nei contesti urbani, in passato ignorata e relegata agli spazi in disuso, è oggi maggiormente apprezzata e valorizzata; parallelamente è aumentata la consapevolezza che la wilderness (“natura incontaminata”) è un concetto articolato: ne sono un esempio gli interventi significativi condotti nei parchi naturali.
Globalmente, l’evoluzione vissuta dagli spazi urbani è positiva e questo malgrado la forte crescita demografica registrata nell’ultimo secolo, che ha portato la popolazione mondiale da 1,6 miliardi nel 1900 a 8 miliardi nel 2022. Le criticità non mancano e non sono da minimizzare, ma come rilevato dai principali indici (speranza di vita, scolarizzazione, qualità dell’aria per citarne alcuni) le tendenze sono orientate a risoluzione lenta e progressiva delle principali problematiche.
Figura #4: Alcuni fattori positivi in crescita (Rosling, 2018)
Figura #5: Alcuni fattori negativi in calo (Rosling, 2018)
Quali sono i principali meccanismi che influenzeranno il metabolismo urbano?
La città è il più durevole e stabile modo di organizzazione sociale dell’umanità, sopravvissuto a tutti gli imperi e le nazioni cui ha presieduto. Ad esempio, malgrado gli Imperi Bizantino e Ottomano siano scomparsi da tempo, Costantinopoli, ora Istanbul, vive come centro di commercio e di cultura il cui raggio geografico d’influenza si estende assai più in là di quello di tali imperi, malgrado non sia più la capitale della Turchia. La città è la vera forma globale senza tempo.
Khanna, Parag. Connectography: Mapping the Global Network Revolution. London: Weidenfeld & Nicolson, 2016.
Partendo dalle tendenze cha hanno caratterizzato lo sviluppo urbano dell’ultimo secolo, figurano di seguito sei ipotesi che riguardano la tipica città europea vista con gli occhi di una cittadina o di un cittadino indicativamente tra un centinaio d’anni.
Ipotesi 1: Pianificazione urbana e uso del suolo
Figura #6: Ipotesi 1: città densificata e verticale, parchi e zone verdi uniscono spazi di lavoro, aree commerciali e residenziali; strade, parcheggi e superfici logistiche sono inesistenti (immagine elaborata con Midjourney)
La città promuoverà una gestione più efficiente delle risorse, una riduzione dell'impatto ambientale e una migliore qualità della vita. I centri urbani adotteranno una pianificazione orientata alla densificazione e alla riduzione di spazi diluiti e diffusi. Inoltre, gli spazi funzionali saranno più integrati e trasversali, favorendo il passaggio tra le aree a vocazione professionale, privata, familiare e ludica. La creazione di zone verdi, parchi e aree ricreative sarà integrata nella pianificazione urbana e permetterà di migliorare la qualità della vita e di stimolare le relazioni sociali.
Il metabolismo urbano non richiederà un ulteriore consumo di superfici da cementificare, ma porterà a una loro concentrazione e a una gestione funzionale più accorda, evitando di sacrificare ampie aree di suolo per l’immagazzinamento di merci, per parcheggi o per lo stoccaggio dei rifiuti. Grazie allo sviluppo verticale delle città, sarà possibile creare spazi dignitosi alla popolazione mondiale, che nel 2100 troverà un equilibrio che si assesterà attorno agli 11 miliardi d’individui, almeno in base alle previsioni dell’ONU.
Le città porteranno sempre maggiore attenzione alle aree urbane degradate o in disuso, stimolando la loro rigenerazione, piuttosto che perpetuare politiche orientate a un’espansione poco razionale delle superfici edificate. Questo comporterà la riqualificazione di aree industriali in disuso, la trasformazione di parcheggi in spazi verdi o la riabilitazione di edifici storici abbandonati.
Le città si orienteranno dunque verso una pianificazione urbana più compatta, con una maggiore densità abitativa e una combinazione di residenze, uffici, negozi, servizi e spazi pubblici di prossimità, favorendo una maggiore efficienza dei trasporti pubblici e privati. Gli spazi verdi assumeranno nuove centralità, migliorando la qualità della vita e contribuendo a ridurre l'impatto ambientale. Questo approccio polinucleare permetterà di mantenere costante il tempo dedicato agli spostamenti, che saranno più frequenti ma meno lunghi. La strategia territoriale permetterà di valorizzare le aree più pregiate, come la riva di un lago o un lungomare, evitando gli errori di pianificazione del passato.
La multifunzionalità delle infrastrutture urbane risponderà a diverse esigenze. Ad esempio, le facciate degli edifici saranno utilizzate per la produzione di energia solare o come pareti verdi per migliorare l'isolamento termico. La gestione accorta non sarà confinata alla risorsa suolo, ma anche alle altre risorse naturali come l’acqua e l’aria.
Ipotesi 2: Equilibri energetici
Figura #7: Ipotesi 2: città energeticamente autosufficienti, anche grazie alle tecnologie sviluppate per l'esplorazione spaziale (immagine elaborata con Midjourney)
Grazie allo sviluppo tecnologico e all’introduzione di nuove forme di produzione energetica a zero emissioni, le città raggiungeranno una fase di equilibrio nell’efficienza energetica. Gli edifici saranno progettati e costruiti con un focus sull'efficienza: ci saranno sistemi avanzati di isolamento termico, illuminazione a LED, sensori per il controllo automatico del consumo energetico e sistemi di gestione energetica intelligenti. Gli stabili utilizzeranno le nuove soluzioni non solo per questioni funzionali, ma anche estetiche e creative, internamente ed esternamente.
L'esperienza delle colonie sulla Luna e Marte fornirà una base di conoscenza preziosa per lo sviluppo di modelli urbani efficienti. Le fonti energetiche saranno progressivamente distribuite e decentrate, rendendo la rete stabile e resiliente. Si tratta di un processo fondamentale, in un contesto in cui tutto è regolato da strumenti e servizi legati alla produzione elettrica. Le reti elettriche tradizionali saranno trasformate in reti energetiche intelligenti (smart grid) che ottimizzeranno i centri decentrati di produzione con quelli di consumo e immagazzinamento. L'illuminazione pubblica sarà convertita a tecnologie a basso consumo energetico e costituirà una condizione necessaria per il supporto delle attività 24/7.
Come accennato, lo sviluppo di colonie spaziali permetterà un miglioramento sostanziale delle tecnologie di costruzione. Il punto centrale di questo genere di ricerca sarà Marte e la sua terraformazione (terraforming): le sfide in questo settore attireranno le menti più brillanti delle università e dei centri di ricerca. È questa una delle tante nuove forme di migrazione che si articoleranno nel tessuto socio-economico globale, contraddistinto ormai da flussi interni ed esterni al sistema terrestre.
Ipotesi 3: Mobilità e sviluppo sotterraneo
Figura #8: Ipotesi 3: grazie allo sviluppo delle reti sotterranee, in superficie rimarranno le superfici per la mobilità lenta e spazi verdi (immagine elaborata con Midjourney)
L’essere umano è un animale nomade: questo codice genetico sarà confermato con nuovi nomadismi di natura professionale e ludica, supportati da una distribuzione capillare e affidabile delle vie di comunicazione fisiche e digitali. Il turismo si confermerà come una delle principali industrie a livello mondiale, ma si manifesterà con caratteristiche fluide e con contorni meno netti rispetto alle versioni fordiste e post-fordiste. Si svilupperanno ibridazioni tra il tempo di lavoro, il tempo libero, gli hobby, le vacanze e il pensionamento.
Le infrastrutture di trasporto saranno sempre più sotterranee: strade, autostrade, reti di treni e metrò costituiranno lo scheletro delle città nel sottosuolo. Anche gli spazi funzionali come le aree di parcheggio saranno progressivamente spostate sotto la superficie.
Si libereranno spazi utili per godere maggiormente di spazi verdi orientati alla mobilità lenta. Rispetto alle visioni della fantascienza, non si assisterà allo sviluppo dei droni quale mezzo di trasporto: questa è infatti una soluzione che pone dei problemi di sicurezza ed è soggetta a condizionamenti esterni quali le condizioni meteorologiche.
I flussi interni, come pure quelli tra le agglomerazioni prospicienti saranno assicurati da reti di trasporto ad alta velocità sotterranee. Sul medio raggio si svilupperanno reti di treni come Hyperloop; il trasporto aereo garantirà gli spostamenti tra agglomerazioni più distanti. Le forme di trasporto avranno distinzioni meno nette tra pubblico e privato, grazie a forme ibride di condivisione che proporranno, ad esempio abbonamenti a reti di auto a guida autonoma, associati a trasporti locali capillari e personalizzati, come pure ad abbonamenti complessivi transmodali. Sarà un modello di ipermobilità rapida, frequente ed ecologica.
Grazie allo sviluppo di una società attiva 24/7, non più legata ai cicli d’alternanza diurni e notturni o a orari di presenza fissi in ufficio, i flussi di pendolari tra luoghi di residenza e di lavoro saranno meglio distribuiti sulle ventiquattro ore, riducendo fortemente i picchi problematici legati ai cicli tradizionali, ereditati fondamentalmente dalle società industriali.
Ipotesi 4: Museificazione dei centri storici e dinamismo della cintura urbana
Figura #9: Ipotesi 4: centri storici conservati, periferie costruite con edifici verticali densificati, collegati tra loro con aree verdi e a mobilità dolce a diversi livelli stratificati; spazi diluiti e sprecati meno presenti, vi sono aree a clima controllato grazie a cupole (immagine elaborata con Midjourney)
I centri storici delle città vivranno uno sviluppo quasi esclusivamente sotterraneo. In superficie si opterà per il restauro conservativo degli edifici, rendendo il centro città una testimonianza storica del passato, una sorta di museo diffuso.
Le trasformazioni principali avverranno nella prima cintura urbana: gli edifici esistenti saranno sostituiti con elementi urbani di qualità, progressivamente densificati e sviluppati in altezza. Nelle aree di periferia lo sviluppo in rete non avverrà unicamente nel sottosuolo, ma anche nei piani superiori dei grattacieli, che saranno collegati da ponti che favoriranno il trasporto multi-livello e stratificato.
Le zone residenziali saranno maggiormente legate a caratteri urbani, meno a spazi diluiti e diffusi attorno ai centri cittadini. Grazie alla presenza di spazi verdi a diversi livelli verticali, sarà meno netta la cesura tra spazi costruiti e spazi naturali. Questo renderà le aree residenziali molto accoglienti da un punto di vista sociale: i pedoni non saranno più confinati a piccoli marciapiedi. L’utilizzo accorto della risorsa suolo porterà a isole ecologiche di qualità interconnesse tra loro recuperando gli spazi sacrificati in passato, come ad esempio i corsi d'acqua intubati e incanalati.
Per assicurare spazi accessibili indipendentemente dalle condizioni climatiche (inverni rigidi, canicole estive, pioggia) le città svilupperanno delle ampie coperture per la creazione di microclimi, a scopo di svago o di nicchie ecologiche controllate. Sempre sul tema clima, con particolare attenzione ai cambiamenti climatici, le risposte delle città saranno differenziate, in funzione degli impatti localmente diversificati: ci potranno essere regioni confrontate con criticità significative, altre senza modifiche rilevanti, altre ancora con dei potenziali benefici, come ad esempio aree desertiche in cui si avranno maggiori precipitazioni. Le esperienze maturate da progetti come Eden Project (www.edenproject.com) e dall’esplorazione spaziale consentiranno di sviluppare strutture efficienti e autonome dal punto di vista energetico.
Le aree industriali saranno costruite con materiali di qualità, non necessariamente in aree urbane. Le industrie che resteranno negli agglomerati saranno allineate con l’identità cittadina: non saranno più le aree anonime inquinate e foriere di segregazione. Le zone industriali dismesse, come pure le vaste aree di supporto logistico o di trasporto, saranno smantellate, creando aree verdi a diretto contatto con aree densificate.
Gli spazi agricoli saranno diversi e sempre più integrati alle agglomerazioni, riducendone fortemente l’impronta ecologica. Le coltivazioni saranno destagionalizzate e densificate, grazie allo sviluppo di biotecnologie e alla creazione di fattorie verticali. Gli allevamenti saranno ridotti, sostituiti dalla carne a base cellulare (cultured meat). Anche in questo caso l’esplorazione spaziale permetterà un notevole balzo nelle conoscenze e nei materiali utilizzati, riducendo sostanzialmente gli spazi necessari al sostentamento della popolazione, e questo malgrado la crescita e la concentrazione demografica.
Ipotesi 5: Le relazioni sociali, le piazze intelligenti e le città-stato
Figura #10: Ipotesi 5: piazze centrali e di qualità artistica, luoghi di socializzazione (immagine elaborata con Midjourney)
A livello urbano la tendenza sarà contraddistinta da una crescita della popolazione che proseguirà anche dopo lo stabilizzarsi della popolazione mondiale; si confermerà anche la crescita del reddito medio, fatto che inciderà su alcune caratteristiche fondamentali degli spazi pubblici: si investiranno maggiori risorse per spazi conviviali e di qualità artistica. Con il progressivo spostamento delle aree di supporto nel sottosuolo, riacquisterà rilevanza il concetto di piazza, luogo di scambio, d’incontro e di dialogo; svago e consumi culturali saranno maggiormente pervasivi.
In queste città intelligenti (smart cities) la tecnologia sarà un supporto costante per migliorare la qualità della vita dei cittadini, aumentare l'efficienza dei servizi e promuovere la sostenibilità. Grazie all’integrazione dell’intelligenza artificiale e allo sviluppo in rete degli oggetti (Internet of Things IoT) si raccoglieranno e tratteranno dati in tempo reale per migliorare la gestione delle risorse e dei servizi, quali il traffico, l’illuminazione, le reti di distribuzione di acqua ed elettricità. Molti apparecchi domestici vivranno delle evoluzioni nelle funzionalità che li renderanno indipendenti dai loro proprietari, supportandone le attività quotidiane. Complessivamente le tecnologie saranno presenti ovunque, ma poco visibili grazie alla loro miniaturizzazione.
I fenomeni di auto-segregazione sociale saranno ancora leggibili nei paesaggi urbani, ma avranno un carattere maggiormente commerciale, promuovendo i canonici brand quali China Town, Little Italy, ecc. Le migrazioni cambieranno infatti le proprie caratteristiche fondamentali: tendenzialmente non saranno più movimenti di massa dovuti crisi maggiori, quanto piuttosto spostamenti legati a scelte individuali, più frequenti e dalla durata variabile.
Le città diventeranno luoghi di scambio privilegiati di nuove popolazioni di nomadi; le frontiere giocheranno in tal senso un ruolo vieppiù secondario, risultato della crescita d’importanza delle città e di stati che non saranno più in grado porsi come referenti centrali della geopolitica mondiale. Le incomprensioni linguistiche saranno secondarie, merito di traduttori simultanei associati ai dispositivi integrati che accompagneranno cittadine e cittadini. Le narrazioni legate alla nazione, alla religione o alla razza, tipiche del Novecento, saranno in tal senso dimenticate anche dai partiti di destra, in considerazione dei caratteri diluiti e interconnessi delle comunità urbane. Il concetto di proprietà immobiliare sarà meno netto: si affermeranno infatti modelli di comproprietà modulabili che supporteranno la residenza distribuita in diversi luoghi.
Molte attività amministrative saranno delegate dallo Stato alla Città. Per far fronte all’aumento della complessità, si procederà con la privatizzazione e le esternalizzazioni. Le smart cities saranno promotrici di una governance partecipativa locale, che stimolerà l’azione diretta dei cittadini nella pianificazione e nella gestione delle attività pubbliche. Attraverso piattaforme digitali e strumenti di coinvolgimento, i cittadini forniranno feedback e contribuiranno al miglioramento del quartiere e della città.
Le criticità saranno presenti in modo discreto nei tessuti urbani sempre più complessi e stratificati. I disagi tangibili saranno meno frequenti, con sacche di povertà, di esclusione e autoesclusione. Cresceranno quelli intangibili, legati ad esempio alla salute mentale, ai suicidi, all’eccessivo controllo sociale e a un controllo kafkiano da parte dello Stato.
La criminalità assumerà caratteristiche diverse, diventando meno circoscritta e meno legata ad azioni violente. La criminalità organizzata continuerà ad essere una preoccupazione su scala globale, con gruppi criminali dediti al traffico di droga, di armi e altre attività illegali. Con l'avvento della tecnologia e dell'interconnessione globale, la criminalità informatica sarà la sfida sempre più rilevante. Attività come il furto di identità, il phishing, l'hacking, la diffusione di malware e altre forme di cybercrime saranno diffuse e gestite in relazione al crimine organizzato.
L’evoluzione incrementale della robotica e delle intelligenze artificiali porterà a una ridistribuzione del lavoro diversa da quella maturata nelle società industriali. Sarà in particolare introdotto un reddito minimo di cittadinanza, fatto che permetterà di godere con maggiore frequenza di spazi urbani di qualità.
Ipotesi 6: Volumi interconnessi e stratificati
Figura #11: Ipotesi 6: skyline arditi con materiali che permettono costruzioni elaborate, non più solo parallelepipedi, edifici che presentarono interconnessioni a diverse altezze (immagine elaborata con Midjourney)
I materiali e le tecniche di costruzione permetteranno di elaborare volumi e soluzioni sempre più sofisticati, creando skyline sempre più arditi. I grattacieli non saranno più semplici parallelepipedi, ma assumeranno forme diverse e nuove, che potranno presentare interconnessioni con altre architetture e con elementi esterni esistenti. Questo non è solo il risultato dell’introduzione di nuovi materiali e nuove tecniche d’edificazione, ma anche del processo di densificazione, che porterà progressivamente l’accento dal singolo edificio al complesso che li riunisce. Le architetture si emanciperanno dalle caratteristiche di una specifica cultura edificatoria: materiali e tradizioni locali non saranno più un aspetto tangibile, se non nei centri storici. Lo sviluppo verticale, partendo dal sottosuolo, colonizzerà progressivamente gli spazi aerei, assumendo col tempo anche un carattere di cluster stratificato con quartieri sovrapposti.
La mobilità sarà più lenta e… sempre più veloce. In superficie le aree verdi e di qualità costituiranno l'ossatura della mobilità lenta. Contemporaneamente, nel sottosuolo si assisterà allo sviluppo di una rete d'interconnessione ad alta velocità che permetterà spostamenti rapidi e frequenti, supportati da una rete efficiente e intermodale di trasporto aereo.
Le città interconnesse cresceranno in simbiosi, sviluppando arterie sotterranee ad alta velocità o corridoi aerei laddove la distanza è più importante. I collegamenti con le stazioni orbitali e le colonie sulla Luna e su Marte saranno collocati in modo da non interferire con i flussi urbani.
Gli spazi urbani decentrati e le aree meno dense non saranno in grado di corrispondere alle esigenze crescenti e diversificate della popolazione, e subiranno di conseguenza un calo demografico significativo.
Dalle ipotesi agli scorci sul futuro
La scienza e la tecnologia, come tutte le creazioni originali dello spirito umano, sono imprevedibili.
Dyson, Freeman J. Turbare l’universo. Nuova ed. accresciuta. Torino: Bollati Boringhieri, 2010.
Dopo aver delineato alcune ipotesi che descrivono il paesaggio urbano di una città europea del XXII secolo, è possibile lanciare delle anteprime con gli occhi dei sistemi di AI.
Il primo strumento utilizzato per elaborare degli scorsi sul futuro è ChatGPT4.0 di Openai.com. Il chatbot consente di facilitare la transizione tra le ipotesi e la rappresentazione grafica dei paesaggi urbani, finalizzata da un secondo strumento AI, Midjourney.
La prima tappa di questo procedimento ha richiesto una formazione per il sistema di OpenAi volta a istruire la chat sulla creazione di immagini in Midjourney. Una volta inserito un vademcum sull’elaborazione dei prompt, ChatGPT è stato in grado di trasformare le ipotesi in testi da sottoporre a Midjourney. Qui di seguito sono proposte alcune immagini di una città (Lugano, Svizzera) che sono il frutto di questo modello di lavoro:
Figura #12: Immagini elaborate con Midjourney
Esempio di prompt Midjourney
Cinematic high-definition hyper realistic photograph of Lugano, Switzerland in 2125, with its authentic topography::4; Monte San Salvatore in the backdrop::2; densely vertical city, integrating office, residential and commercial areas; verdant parks and green zones bridging various sectors; absence of roads, parking lots and logistical surfaces; audacious buildings interconnected at multiple levels; citizens promenading on aerial paths; traditional city core enclosed by towering skyscrapers; rooftop gardens providing contrast to steel and glass structures; enclosed domes and central artistic squares; skyline showcasing daring, innovative constructions, towering skyscrapers with intricate architectural designs, buildings featuring interconnections at varied heights, Captured with Canon EF 24-70mm f/2.8L II USM lens at 35mm, ISO 100, f/8, 1/200s --ar 16:9 --iw 1.9
Complessivamente i risultati sono soddisfacenti, anche se rimane tutt’ora difficile mantenere il realismo dei paesaggi e degli elementi topografici che lo caratterizzano. Se è vero che i sistemi sintetizzano le peculiarità generali (mare, lago, tipologia di rilievo, ecc.) è altresì vero che il risultato non è ottimale, o perlomeno non lo è ancora. Su questo fronte le prossime versioni dei sistemi saranno certamente in grado di produrre risultati migliori.
Oltre a Midjourney sono stati testati altri due strumenti di creazione di immagini AI: Microsoft Bing Image Creator, basato su DALL-E (https://www.bing.com), e LeonardoAI (https://leonardo.ai). In entrambi i casi i risultati sono stati inferiori a quanto prodotto dal primo sistema.
È infine importante sottolineare che le immagini non esprimono sensibilità particolari legate alla percezione del paesaggio o alla cultura del costruito (Baukultur): le politiche urbane in diversi paesi hanno adottato approcci conservativi, altri lasciano maggiore spazio all’innovazione e all’introduzione di elementi discordanti. È questo un campo in cui entrano in gioco valori soggettivi che seguiranno verosimilmente una traiettoria evolutiva in simbiosi con l’evoluzione della società.
Gallerie di immagini: https://rhpositive.net/index.php/foto
Conclusione: prevedere è facile!
Forecasting the state of modern civilization for generations or centuries to come remains an impossible exercise. Even relatively near-term forecasts are bound to fail: no matter how assiduously assembled, a 2018 construct of the world as it might be in 2100 would be, almost certainly, even more misleading than the construct of the year 2018 made in 1936. Smil, Vaclav. Growth: From Microorganisms to Megacities. Cambridge, Massachusetts: The MIT Press, 2019.
Figura #13: La città del futuro (immagine elaborata con Midjourney)
Prevedere futuri è facile. Che questi poi si avverino è tutta un’altra storia. Partendo dalle tendenze dell’ultimo secolo è certamente possibile azzardare delle ipotesi, alcune verosimilmente sapranno anche tradursi, almeno parzialmente, in realtà. Ma come rilevato da Vaclav Smil, una previsione fatta nel 2018 per il 2100 sarà sfalsata almeno quanto una previsione elaborata nel 1936 per il 2018.
Prevedere come si configurerà la vita del singolo e della comunità tra un secolo non è facile. Troppe le variabili, troppo complesso l’intreccio operoso della specie umana. Non a caso il dibattito è molto acceso attorno agli studi sul futuro, in bilico tra disciplina scientifica ed espressione artistica. Molti i fattori che interagiscono, come molti sono i balzi causati da tecnologie dirompenti che sapranno cambiare in modi inaspettati il tessuto sociale ed economico delle comunità umane. Basti pensare a come si articolavano gli spazi urbani un secolo fa e tenere presente che i cambiamenti non sembrano essere destinati a un rallentamento, tutt’altro: è plausibile aspettarsi che le città, tra un secolo, saranno molto diverse da come le conosciamo oggi.
Gli scenari sono tanti e diversificati, e prefigurano situazioni catastrofiche alternate a visioni idilliache. Come rilevato da molti autori, è verosimile che il futuro proseguirà con le tendenze positive che si sono manifestate nell’ultimo secolo. Malgrado il pessimismo sia pervasivo nei media, è importante sottolineare che i principali indicatori mondiali sono positivi, un fatto questo per nulla scontato e che premia il lavoro svolto in molti settori critici. Un ottimismo razionale, per riprendere il fortunato termine utilizzato da Matt Ridley: Gli apocaholic (…) sfruttano e traggono profitto dal naturale pessimismo della natura umana, dal reazionario nascosto in ognuno di noi. Per 200 anni i pessimisti sono sempre stati in prima pagina, anche se gli ottimisti hanno avuto ragione molto più spesso. Gli arcipessimisti sono glorificati, colmati di onori, sono messi in discussione di rado e ancor meno li si pone di fronte ai loro errori passati (Ridley, Matt. 2014. Un ottimista razionale : come evolve la prosperità. Torino: Codice Edizioni).
Ci sarebbero altri scenari da ipotizzare? Certamente: si potrebbe ad esempio valutare un calo dell'attrattività dei poli cittadini, seppur improbabile. Vi sono poi scenari che articolano sviluppi modulari, con città o quartieri sostenibili separati da aree urbane problematiche e autogestite; o ancora lo sviluppo di città private, già oggi presenti in modo embrionale con progetti promossi da miliardari eccentrici (Snailbrook e Texas Utopia di Elon Musk) o da società multinazionali (Disney Downtown).
L’urbanistica immaginaria della città del futuro è un tema aperto e sfuggente. In questo contesto gli strumenti di rappresentazione sempre più performanti permettono di delineare con maggiore chiarezza gli obiettivi che le politiche pubbliche dovrebbero porre sul lungo periodo e sugli investimenti che queste richiederanno nei prossimi decenni. Visioni ambiziose che non devono essere circoscritte alla risoluzione di problemi puntuali, ma aspirare ad avere impatti nei secoli a venire, anche grazie all’utilizzo pervasivo delle nuove tecnologie, come ad esempio l’IA, e alla conseguente intelligent explosion prevista da Irving Good nel lontano 1965.
Roland Hochstrasser, geografo
Agosto 2023
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