Sedimentazioni letterarie e scientifiche in Val Piora
Veduta del lago del Ritom, 1900, Archivio di Stato del Cantone Ticino, Fototeca dell’Archivio di Stato del Cantone Ticino, Fototeca/10.13
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Sedimentazioni letterarie e scientifiche in Val Piora

Chi non ha mai avuto tra le mani uno dei fascicoli originariamente editi dalla Banca del Gottardo, intitolati Laghetti alpini della Svizzera italiana? Avviata nel 1984, la serie ha attirato l'attenzione su questi importanti elementi della geografia alpina grazie a 32 pieghevoli curati da Plinio Grossi e illustrati dai fotografi Ely Riva e Antonio Tabet. Il fascicolo 12, intitolato Tra Piora e Cadlimo, è proprio dedicato alla zona del Ritom: il commento introduttivo si affida a una selezione di descrizioni tratte da opere pubblicate tra il Settecento e il Novecento, come ad esempio i volumi editi dal Club Alpino Italiano, ma anche a firma di autori quali Bartolomeo Varenna, Edoardo Platzhoff-Lejeune, Ermenegildo Pini e Leone De Stoppani. Grazie alla penna di viaggiatori e scrittori locali si possono portare sguardi diversi a paesaggi per certi versi divenuti comuni, una sorta d'antidoto all'assuefazione causata dalla frequentazione abituale.

La bellezza dei paesaggi montani, inizialmente rappresentata dai ghiacciai e dalle cascate e successivamente arricchita da elementi quali le creste, le pareti rocciose, i precipizi, le valli e i villaggi, unitamente all'immagine romantica del montanaro, ha giocato un ruolo cruciale nella seduzione esercitata dalle montagne sui viaggiatori dell'Ottocento. Questi ultimi, compresi gli appassionati del Grand Tour e gli ospiti dei sanatori alpini, hanno contribuito a forgiare la scoperta delle Alpi, un fascino che, nonostante le sfide poste dal turismo fordista e dagli stereotipi legati alla villeggiatura e all’eliotropismo, è riuscito a persistere quasi intatto fino ad oggi.

Immagini e percezioni raccontate da autori locali, così come da scrittori affermati a livello mondiale, costituiscono la base di un progetto curato dall’Osservatorio culturale del Cantone Ticino, intitolato Guida letteraria della Svizzera italiana. Lanciata nel 2019, la piattaforma riunisce oggi 2'736 citazioni, 812 autori e 361 luoghi: un livello geografico che permette di valorizzare il patrimonio letterario regionale e nel contempo consente di guardare i paesaggi circostanti, proprio come proposto da Plinio Grossi, con sensibilità diverse, evidenziando relazioni e interazioni tra elementi antropici e naturali. I materiali raccolti sono fruibili tramite diversi supporti, come ad esempio la mappa letteraria pubblicata sul sito dell’Osservatorio (www.ti.ch/oc). Su questa base può essere interessante completare quanto proposto nel pieghevole della Banca del Gottardo con alcune citazioni raccolte nel comprensorio della Val Piora.

Nel suo Presento il mio Ticino, pubblicato nel 1939, Giuseppe Zoppi offre uno sguardo che trascende la semplice descrizione paesaggistica, elevandola a esperienza metafisica. La sua visione dell'Alpe di Piora è un inno alla bellezza, dove il cielo si tinge di un azzurro profondo che sfiora le cime delle montagne, il sole avvolge l'erba in un manto d'oro e le rocce sporgenti aggiungono tocchi di viola a un quadro già perfetto. In questo scenario, Zoppi cattura non solo l'essenza visiva del paesaggio, ma anche l'atmosfera che lo permea, in un silenzio interrotto solo dal fruscio delle farfalle e dei fiori alpestri che punteggiano il terreno:

Azzurro di cielo sulle cime, oro di sole sulle erbe, viola di rocce sporgenti su pel pendio qua e là. L’aria, un gioco mirabile di luci, di riflessi. Silenzio, farfalle, alpestri fiori… Forse saranno così, a Dio piacendo, le beate rive dell’altra vita.

Samuel Butler con la sua prosa vivida e colorita ci trasporta nella Val Piora, descrivendola come una sinfonia di colori e suoni. Qui la notte si popola di vita sotto il chiaro di luna e le montagne si riflettono nelle acque serene dei laghi. La sua è una testimonianza del fascino immutato di questi luoghi, capaci di stupire e incantare con la loro bellezza semplice ma profondamente suggestiva (Alpi e santuari del Cantone Ticino, 1881):

Insomma Piora è un'ariosa valle alpina singolarmente bella, avvolta da una dolce atmosfera di vacche; è ricca di rododendri e d'ogni sorta di fiori alpini; un tantino gelida, ma salutare quanto la stessa Engadina.

La prima notte che ci passai c'era una splendida luna, la liscia superficie del lago rifletteva le montagne. Si vedevan le bestie a un miglio, si udivan i campani, uno scampanellio infinito che danzava davanti agli orecchi come le lucciole vengono e vanno davanti agli occhi; perché le bestie pascolano come se fosse giorno tutta la bella notte estiva quant'è lunga.

Carl Spitteler, dal canto suo, ci ricorda come la vera essenza di questi paesaggi possa rivelarsi solo a chi è disposto a immergersi completamente nella loro atmosfera. Parla del Gottardo, una zona che, al primo sguardo, può sembrare inospitale, ma che nasconde un incanto particolare (Val Piora, 1897):

Di primo acchito non si riesce davvero a capire in cosa possa mai consistere il fascino di questa zona (...) Ma per comprenderlo sono sufficienti ventiquattrore e condizioni meteorologiche favorevoli. Il motivo è infatti da rinvenirsi nella pienezza della luce, nella chiarezza dei colori dell’aria e nel continuo mutare delle tonalità a seconda dei vapori, dell’irradiazione solare e delle ombre delle nuvole. Allo splendore metallico, che anche in questa zona promana dalle pietre, si unisce un ben preciso ancorché sparuto rigoglio del terreno, che nel periodo della fioritura delle rose alpine sfoggia un rosso particolarmente intenso. L’intera immagine si rispecchia poi sulla limpidissima superficie del lago, che riproduce con la massima precisione anche la nuvola più piccola e insignificante.

Paesaggi antropici
Le parole trasmesse tramite le pagine scritte da letterati ticinesi, svizzeri e stranieri, enfatizzano spesso gli aspetti bucolici, descrivendo le valli alpine come uno scenario di bellezze naturali in simbiosi con le comunità locali. Narrazioni idealizzate, che forse non danno il giusto riconoscimento alle fatiche di chi in passato ha vissuto, lavorato e per certi versi plasmato questo territorio. Uno spazio che è stato e che è tutt’ora un crocevia di traffici, di scambi, di cultura, di tecnologia, di infrastrutture di supporto al traffico, al turismo o alla produzione idroelettrica.

La regione del Piora oggi è una destinazione conosciuta ed apprezzata da un’area estesa che coinvolge gli agglomerati pedemontani ticinesi e italiani: nelle calde giornate estive sono numerosi gli escursionisti che cercano un temporaneo rifugio nella Val Piora, passando per la Leventina o dal Lucomagno via il Passo dell’Uomo. Camminando o pedalando lungo le sponde del Lago Ritom o di Cadagno, complice una copertura di telefonia mobile non sempre ottimale, ci si potrebbe illudere di essere entrati in un’area remota, staccata, regolata da cicli semplici e lineari, con le mucche al pascolo e le marmotte che sorvegliano indispettite gli escursionisti.

Ma è una percezione non totalmente corretta. Non si tratta in definitiva di luoghi isolati, tanto più se si considera che qualche migliaio di metri sotto i piedi degli escursionisti, all’altezza dei Passi dell’Uomo e delle Colombe, scorre la galleria di base del San Gottardo, una delle principali arterie ferroviarie d’Europa. Senza dimenticare gli impianti per la produzione idroelettrica: non solo gli elementi più visibili, ma anche che le condotte forzate e i tunnel sotterranei. In questa prospettiva, la Val Piora assume altri connotati e si presta ad altre letture; non un luogo distaccato, un’oasi di pace o di natura incontaminata, ma una regione che cela potenziali prevedibili, come il parco alpino e la produzione casearia rilevante, e inaspettati, con un centro di ricerca scientifica d’eccellenza attivo da tre decenni.

Poco distante dal Lago Cadagno, sorge infatti un istituto in cui si fa ricerca scientifica in diverse discipline naturalistiche. Situato a una quota di 2’000 metri d'altitudine, il Centro di biologia alpina (CBA) si mimetizza con le strutture di supporto alla pastorizia che lo circondano. È un luogo che non tutti vedono, non tutti se ne curano, e che per certi versi è in antitesi al contesto che lo accoglie: i laboratori e le postazioni di lavoro sono collegati alla rete mondiale, le ricerche qui condotte fanno parte integrante dei percorsi accademici di molte università svizzere. Il centro si è guadagnato un posto di rilievo nel panorama scientifico grazie alla sua posizione unica e alla qualità delle ricerche condotte. Le discipline che qui convergono spaziano dalla botanica alla zoologia, dalla climatologia alla geologia, offrendo uno spaccato completo dell'ecosistema alpino.

La creazione del CBA, avvenuta il 4 luglio 1994, è il risultato di una collaborazione sinergica tra il Cantone Ticino e le Università di Ginevra e Zurigo. Questo approccio collaborativo ha permesso di realizzare un progetto innovativo, delocalizzato, plurilingue e multiculturale, che ben si inserisce nel contesto alpino, arricchendolo di nuove prospettive.

La Val Piora, quindi, si rivela non solo come una destinazione di straordinaria bellezza paesaggistica e naturale, ma anche come un laboratorio a cielo aperto di cultura, scienza e tecnologia. Questa visione più ampia e articolata ci invita a considerare le Alpi non solo come scenari da contemplare, ma come luoghi vivi, in continua evoluzione, dove la natura e l'ingegno umano possono trovare equilibri diversi. Il CBA è una sorta di ambasciatore, una piattaforma che permette di incrociare e valorizzare gli elementi naturali e quelli antropici, creando e stimolando nuovi dialoghi tra questi insiemi tutt’altro che dicotomici. Qui il fascino storico e naturalistico della regione si connette con l'interesse scientifico e la ricerca contemporanea.

Roland Hochstrasser, Membro del Consiglio di Fondazione del Centro biologia alpina

Peduzzi R.; Piora, Nel cuore delle scienze alpine; Documenta Centro Biologia Alpina nr. 9; (2024)

https://www.cadagno.ch/Documenta-nr9-37f17f00