Le dimensioni dei numeri

Le dimensioni dei numeri

L'emergenza sanitaria che abbiamo vissuto nell'ultimo biennio ci ha insegnato parecchio su come comunicare e interagire con i numeri, su come questi possano assumere rilevanze variabili in funzione del contesto. Ma anche come sensibilità diverse trasformino radicalmente la loro percezione. I numeri non sono solo cifre, ma presentano spesso implicazioni psicologiche e sociali. Basti pensare a quanti 13 siano stati omessi dalle pulsantiere presenti negli ascensori per capire quanto questi fenomeni possano essere comuni.

A maggior ragione all’interno di una società sempre più stratificata e complessa, dalle innumerevoli interconnessioni e dalle fluidità – ontologiche e tecniche – crescenti, è pressoché innegabile il rilievo assunto dal dato quantitativo e dalle informazioni statistiche in quanto strumenti di decifrazione della realtà e di orientamento decisionale nei più svariati ambiti. In relazione alle parole, spesso reputate più vaghe e incerte, le cifre promettono più attendibilità, sono generalmente considerate più imparziali, quasi alla stregua di fatti. È tuttavia altrettanto chiaro come anche i numeri, secondo la prospettiva adottata nella loro ricezione, offrano ampio spazio interpretativo in merito al loro significato. Per un uso avveduto e consapevole degli strumenti statistici, va pertanto riconosciuto che a un’informazione positivamente rivelata attraverso le cifre soggiace spesso un dato di natura qualitativa non sempre manifesto.

A questo proposito, anche nel settore culturale le dimensioni dei numeri hanno assunto negli ultimi decenni una rilevanza crescente. La cultura si vuole o si deve misurare. Le metriche inglobano variabili tradizionali, come il numero di persone paganti, il costo dell’iniziativa, o ancora la quantità di libri catalogati. Grazie a nuovi strumenti e metodi di lavoro gli algoritmi ambiscono a monitorare e ad apprezzare sempre più declinazioni del fenomeno culturale.

L’Osservatorio culturale del Cantone Ticino (OC) si è chinato fin dalla sua istituzione su queste problematiche. In quest’ottica è stato allestito nel 2010, a Bellinzona, il convegno Misura la cultura. L’incontro ha permesso di dibattere sull’utilità delle statistiche culturali nell’orientare le scelte di una politica di settore; ha consentito inoltre di rilevare l’importanza della dimensione qualitativa del mondo della cultura, luogo privilegiato di interazione e di reciproco scambio, e in quanto tale oggetto di investimento sociale indispensabile.

Per questo motivo, nel corso degli anni, gli enti preposti all’analisi del fenomeno culturale hanno evidenziato la necessità di aprirsi anche ad approcci complementari, in grado di valorizzare, oltre al dato matematico, anche l’aspetto qualitativo e la dimensione umanistica. Concretamente, ciò ha significato da un lato l’instaurazione di un dialogo più diretto con e tra gli operatori culturali, dalle cui considerazioni personali emergono punti di forza, criticità, progetti e aspettative comuni potenzialmente forieri di inedite collaborazioni trasversali. D’altra parte, si è dedicato uno spazio sempre maggiore a iniziative e progetti paralleli che, condotti in collaborazione con altri istituti e servizi, hanno lo scopo di favorire lo studio, la promozione e la divulgazione culturale.

Perché, come ha scritto il professore di matematica Barrow nel suo ultimo libro 1+1 non fa (sempre) 2, “I numeri non sono tutto quello su cui si può contare. Le persone sono molto più importanti”.

Roland Hochstrasser, Capo Ufficio dell’analisi e del patrimonio culturale digitale

https://bibliotecadigitale.ti.ch/permalink/f/4r170t/41CSI_CUMULUS_LBD_QUADERNI_DCSU1281