Resta il fatto che molti di coloro che protestano contro l’industrializzazione si prendono ben guardia dal rinunciare ai suoi benefici. Anch’essi fanno parte di quei benestanti il cui tenore di vita dipende in tutto e per tutto dai “cupi, satanici mulini”. Inoltre, il mondo è sempre stato più che pronto ad assumersi sul capo i guai dell'industrializzazione, pur di goderne i benefici. Nessuna società di una certa dimensione ha mai rinunciato volontariamente alla sua industria; quelle pre-industriali si sforzano di svilupparla.
Nel mondo moderno scienza e società spesso interagiscono in maniera perversa. Viviamo in una società tecnologica, e la tecnologia è fonte di problemi politici. I politici e la gente comune si aspettano che la scienza fornisca risposte ai problemi. Si pagano e si incoraggiano scienziati ed esperti affinché diano queste risposte. Il pubblico non è molto ben disposto verso uno scienziato che dica: «Mi spiace, non lo sappiamo», e preferisce stare invece ad ascoltare quegli esperti che danno risposte certe alle domande e che fanno previsioni altrettanto certe sulle conseguenze delle attività umane. Accade così che gli esperti che si esprimono in pubblico su questioni politicamente controverse tendano a prendere una posizione più netta di quanto in effetti pensino. Sono portati a formulare in merito al futuro previsioni scevre da dubbi, nelle quali finiscono poi con il credere loro stessi, sino a fare diventare quelle previsioni dei dogmi sui quali cessano di interrogarsi. Il pubblico è dunque portato a credere che i dogmi scientifici che vanno per la maggiore siano giusti, mentre talvolta può darsi che siano sbagliati. È questo il motivo per cui sono necessari degli eretici che mettano in dubbio quei dogmi.
Come scienziato, non ho molta fiducia nelle previsioni. La scienza è strutturata in maniera imprevedibile.
Dyson, Freeman J. Turbare l’universo. Nuova ed. accresciuta. Torino: Bollati Boringhieri, 2010.
Quando è stata inventata la scrittura, cinquemila anni fa, molti devono avere pensato che la memoria umana si sarebbe atrofizzata, dato che tutte le cose che fino a quel momento si erano dovute imparare a mente sarebbero state sostituite da segni tracciati sulla carta di papiro o sull’argilla. Oggi, questi prodigi di memoria non sono più necessari, ma i beni che abbiamo ottenuto dalla scrittura sono superiori a quel che abbiamo perso. L’invenzione del regolo di misura e della meridiana ci hanno liberato dalla necessita di dare una valutazione esatta delle distanze e del tempo. Il simbolo dello zero, i numeri arabi, i regoli calcolatori e i registratori di cassa sono tutte invenzioni che, in un modo o nell’altro, hanno eliminato la necessita di determinate forme di agilità mentale, ma ciascuna di queste invenzioni ci ha dato più di quanto non ci abbia levato. E in realtà non ci hanno levato molto. Ci resta tutta l’agilità mentale che ci occorre.
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Osare: il progresso si ottiene solo così.
Oser: le progrès est à ce prix.
To dare; that is the price of progress.
Victor Hugo, Les Misérables