Dyson, Biodiversità

Essendo nato e cresciuto in Inghilterra, ho trascorso gli anni della mia formazione in un luogo di grande bellezza e con una ricca ecologia che è quasi interamente opera umana. L’ecologia naturale dell’Inghilterra era una foresta ininterrotta e piuttosto monotona, che gli esseri umani hanno sostituito con un paesaggio artificiale di prati e brughiere, campi e fattorie, con una varietà molto più ricca di specie vegetali e animali. Piuttosto di recente, appena un migliaio di anni fa all’incirca, abbiamo introdotto il coniglio, una specie non nativa che ha avuto profondi effetti sull’ecologia. Questi animali hanno aperto radure nelle foreste dove ora crescono piante da fiore. In Inghilterra non ci sono aree selvagge pristine, eppure c’è tantissimo spazio per fiori selvatici e uccelli e farfalle, così come per un’alta densità di esseri umani. Forse è per questo che mi schiero con gli umanisti.

Dyson, Freeman J. Turbare l’universo. Nuova ed. accresciuta. Torino: Bollati Boringhieri, 2010.

Asimov, Invenzioni

Quando è stata inventata la scrittura, cinquemila anni fa, molti devono avere pensato che la memoria umana si sarebbe atrofizzata, dato che tutte le cose che fino a quel momento si erano dovute imparare a mente sarebbero state sostituite da segni tracciati sulla carta di papiro o sull’argilla. Oggi, questi prodigi di memoria non sono più necessari, ma i beni che abbiamo ottenuto dalla scrittura sono superiori a quel che abbiamo perso. L’invenzione del regolo di misura e della meridiana ci hanno liberato dalla necessita di dare una valutazione esatta delle distanze e del tempo. Il simbolo dello zero, i numeri arabi, i regoli calcolatori e i registratori di cassa sono tutte invenzioni che, in un modo o nell’altro, hanno eliminato la necessita di determinate forme di agilità mentale, ma ciascuna di queste invenzioni ci ha dato più di quanto non ci abbia levato. E in realtà non ci hanno levato molto. Ci resta tutta l’agilità mentale che ci occorre.

Asimov, Isaac. 1989. Domani!: 71 sguardi su un futuro migliore. Ipernonfiction. Milano Interno Giallo.

McLuhan, Svengali

Il “Daily Graphic” di New York del 15 marzo 1877 raffigurava in prima pagina “Le minacce del telefono - L'oratore del futuro”. Si vedeva uno scarmigliato Svengali in piedi ad arringare davanti a un microfono. Lo stesso microfono lo si vede anche a Londra, a San Francisco, nella regione delle praterie e a Dublino. Curiosamente i giornali dell’epoca vedevano nel telefono un loro rivale quale sistema public address, come sarebbe stato di fatto la radio cinquant’anni dopo. Ma il telefono, intimo e personale, è il medium più lontano dalla forma public address che si possa immaginare. Per questo le intercettazioni telefoniche ci paiono ancor più odiose che la lettura delle lettere altrui.

McLuhan, M., 1986. Gli strumenti del comunicare, Strumenti di studio. Garzanti Il Saggiatore, Milano.