Zeli, Il grave problema

Zeli, Il grave problema

 

Le ultime discussioni avvenute in Gran Consiglio, in materia finanziaria, richiamarono d'attualità lo studio del doloroso e complesso fenomeno migratorio della nostra popolazione migliore; fenomeno che costituisce ceramente la piaga più grande del nostro cantone.

La popolazione ticinese, asseriva colle cifre alla mano l'on. Gabuzzi, è in diminuzione, non per mancanza di nascite o per mortalità straordinarie, ma per il continuo e progrssivo aumento dell'emigrazione permanente.

A mille a mille, la nostra gioventù migliore abbandona ogni anno la valle nativa, la casetta paterna e magari i vecchi e cadenti genitori, che più non rivedrà, per correre verso l'ignoto, attratta da non sappiamo quale nefando incantesimo, col cuore pieno di speranze indefinite , di vaghe cupidigie, dell'ignoto e di strane felicità.

E mentre le tettoio ampie delle stazioni e le sale d'aspetto risuonano ancora dei singhiozzi, angosciosi, invano repressi, della turba dei parenti, scesi apposta fin dalle più remote vallate ad accompagnarlo, il giovine, emigrante, guarda trasognato tutto quel movimento, colla fantasia approfondata già in mille sogni stravaganti di novità, di felicità incomposte, di ricchezza sfondata. E il dolore dei parenti, e l'abbandono di essi e della patria non suscita in lui che uno strano sentimento di orgogliosa compassione, non della sua sorte disgraziata; ma di tutto ciò che resta.

Nella sua mente turbata dallo spasimo di mille smodati desideri ch'egli crede vicini a compiersi, egli non vede che meschinità e miseria in tutto ciò che lascia.

L'emigrazione nel Ticino - Le responsabilità governative, di E. Zeli, Libera Stampa, 15 agosto 1913

 

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